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Gelate tardive: strategie efficaci per proteggere le tue piante da frutto

Le mutevoli condizioni climatiche, caratterizzate dall'aumento delle temperature medie e dalle imprevedibili fluttuazioni stagionali, stanno mettendo a dura prova gli agricoltori. Le gelate tardive, in particolare, rappresentano una minaccia sempre più concreta per la produttività e la sostenibilità economica, specialmente nella produzione di frutta, ma non solo.

Per preservare i frutteti e garantire una redditività stabile, diventa essenziale adottare approcci innovativi di protezione attiva. Tra le soluzioni più efficaci, il metodo antibrina soprachioma si distingue per la sua efficacia nel mitigare gli effetti delle gelate primaverili. Scopriamo insieme come questa soluzione sta rivoluzionando la protezione degli alberi da frutto e approfondiamo le sue applicazioni di successo in tutta Italia.

Cambiamento climatico e gelate tardive: l’impatto sull'agricoltura italiana

L’evoluzione rapida e potenzialmente dannosa causata dai repentini cambiamenti climatici è ormai tangibile per gli agricoltori e per la popolazione. Periodi siccitosi si alternano ad eventi piovosi concentrati e di intensità estrema. Le colture mediterranee non riescono a adattarsi a cambiamenti così rapidi. Il riscaldamento globale causa una fioritura precoce delle piante, rispetto a quanto avveniva qualche decennio fa, e questo le rende più vulnerabili alle gelate come avvenuto nel 2021 e nel 2022. Gli agricoltori devono essere pronti ad affrontare questa avversità climatica con metodi di protezione attiva delle colture. In Italia il fenomeno delle gelate tardive è sempre più sentito e la frequenza attuale è stimata in media con un evento critico ogni 2 anni. Negli areali italiani, le gelate si manifestano in annate con primavere molto anticipate e caratterizzate dai fenomeni di bassa umidità relativa (fenomeno ricorrente negli ultimi 10 anni).

L’inizio del periodo critico delle gelate si ha quindi alla ripresa vegetativa delle coltivazioni ed è in questo momento che vanno quindi concentrati i maggiori sforzi. Anche se le gelate ci sono sempre state, l’aumento delle temperature medie causato dal cambiamento climatico le ha rese potenzialmente più dannose per le coltivazioni. Ciò che succede durante una gelata è che l’acqua contenuta all’interno dei tessuti delle piante si solidifica, deidratando le cellule e creando delle lesioni dovute all’aumento di volume (il ghiaccio ne occupa di più dell’acqua liquida).

La conta dei danni (economici) dovuti alle gelate tardive

Nel 2021 molte coltivazioni italiane sono state danneggiate dalle gelate, i dati ci dicono che nella notte tra il 7 e l’8 aprile le temperature sono scese rapidamente fino a -7 °C in alcune parti della Pianura Padana e della Toscana.

Gli effetti di eventi di questo tipo sono severi, nel Nord e nel Centro Italia le gelate hanno causato una riduzione della produzione agricola del 50-70% per alcune colture, in particolare vigneti e alberi da frutto, e danni per milioni di euro. Nella fine di marzo e nelle prime settimane di aprile 2022 la situazione si è verificata nuovamente. Gelate fino anche a -9°C a Sud in Puglia e -6°C segnati a Nord nel territorio della campagna romagnola. Le gelate hanno colpito in particolare le coltivazioni di alberi da frutto come gli albicocchi, i peschi, i susini, le viti, i kiwi, i meli e i ciliegi.

Ci sono stati danni anche alle coltivazioni di barbabietola e mais, a quelle di certi tipi di piante ornamentali e di ortaggi; per questi ultimi il danno è minore dato che si tratta di piante che fruttificano più volte nel corso dell’anno, a differenza degli alberi da frutto.

In Italia i danni nel comparto della frutta estiva e primaverile (albicocche, pesche, susine e ciliegie) ammontano a 862 milioni di euro i danni causati dalle gelate tardive di marzo e aprile 2021: nello specifico, 454 milioni sono i danni per perdita di prodotto, ai quali si sommano quelli relativi alla fase di lavorazione, che superano i 150 milioni di euro, e una perdita di valore dell'indotto stimata in 258 milioni di euro (fonte CSO Italy - Centro Servizi Ortofrutticoli su indicazione dell'Alleanza Cooperative Agroalimentari).

Nel 2023 i danni da gelate hanno colpito particolarmente l'Emilia Romagna. La primavera ha presentato valori termici confrontabili alla variabilità climatica, se non addirittura inferiori, come nel caso degli eventi di intense gelate tardive osservati tra il 5 e il 7 aprile, quando il valore termico regionale è risultato per un giorno inferiore al minimo registrato dal 1961. Questo evento è stato associato a un intenso calo delle temperature minime che hanno assunto valori nettamente inferiori a 0 °C in vaste aree della pianura per molte ore consecutive e per più giorni; la gelata tardiva ha causato gravi danni alle colture frutticole, con perdite di produzione stimate sul 70% per le albicocche e sull’80% per le pere (dati www.arpae.it).

3 modi per mitigare i danni delle gelate tardive

Per proteggere gli alberi da frutto, gli agricoltori possono usare alcune tecniche di difesa che sono sempre più diffuse.

  1. Quella più tradizionale, inventata nei vigneti francesi, è l’accensione di fuochi notturni, stufe a pellet o candele per contrastare la diminuzione delle temperature come si è visto anche in Italia nei vigneti della provincia di Cuneo nelle Langhe e in provincia di Padova e in Trentino, a protezione dei ciliegi.
  2. Sta poi crescendo la proposta sul mercato italiano di ventilatori da pieno campo che muovendo le masse di aria gelida permettono un maggiore scambio termico nel frutteto.
  3. Il sistema più usato è l’applicazione soprachioma di acqua attraverso l’aspersione. Per funzionare, il metodo antibrina soprachioma deve essere usato con attenzione per tutta la durata dell’evento climatico avverso e fino al completo scioglimento dello strato di ghiaccio formato. Dato che è importante non irrigare troppo, lo strato di ghiaccio non deve essere tanto pesante da determinare la rottura dei rami.

I vantaggi del metodo antibrina soprachioma nel preservare le piante dalle gelate primaverili 

Il metodo antibrina soprachioma proposto da Netafim si basa sulla distribuzione pulsata di bassi volumi di acqua per ettaro (10-15 m3/h) pur mantenendo, sul volume di “chioma” da proteggere, la precipitazione necessaria di 3 mm/h. Questo permette di mantenere lo strato di ghiaccio senza appesantire troppo le branche delle piante. Il sistema antibrina Netafim può proteggere la coltura con le esposte caratteristiche di portata, fino a -5°C, inoltre è funzionale avvalersi di centraline di monitoraggio e controllo abbinate che permettono di gestire l’accensione (di solito intorno ai 2,5°C sopra lo zero misurato con un termometro a bulbo secco o 1°C a bulbo bagnato) e lo spegnimento dell’impianto sulla base di informazioni rilevate puntualmente in campo.

Il melo e le gelate primaverili: l’esperienza del Trentino

Possiamo portare ad esempio quanto accade in Trentino dove si coltiva più del 50% delle superfici a melo in Italia. Qui gli agricoltori vengono avvisati del rischio di gelate dai bollettini di Meteotrentino (app telefonica per la segnalazione di livelli di rischio climatico in agricoltura), e durante le notti di gelo gli agricoltori sono informati dell’andamento delle temperature con oltre 41mila sms inviati dalle 40 stazioni meteo dotate di sensori antibrina.

In questa regione i due metodi di protezione più diffusa sono entrambe sopra chioma. In un primo caso si usano irrigatori ad alta pressione e portata a copertura totale del campo, nell’altro i sistemi a microaspersione pulsati di Netafim. Risulta evidente che il metodo ad alta portata e pressione, che assorbe minimo 30m3/h per ettaro, vada a ridurre la disponibilità nelle reti irrigue e restringendo l’areale operativo dove, in contemporanea, possono funzionare i sistemi di protezione. Diverso per i sistemi pulsati Netafim dove si opera con portate di 10-15m3/ha ovvero da metà ad un terzo a parità di protezione (-5°C).

Mitigare i danni delle gelate tardive con la tecnica antibrina soprachioma

La tecnica a maggior controllo e consigliata da Netafim, per omogeneità di distribuzione ed effetti di protezione attiva, è senz’altro quindi quella dell’antibrina soprachioma. Si usano gli impianti di irrigazione in microaspersione per bagnare le piante: quando la temperatura scende sotto lo zero, sulle loro superfici si crea un sottile strato di ghiaccio, questo fa da isolante. Il ghiaccio ha una bassissima conduzione termica, la pianta all’interno viene mantenuta a una temperatura vicina allo 0, e non è sottoposta alle temperature inferiori che si registrano all’esterno. Ricordiamo che si tratta di sistemi per la mitigazione del danno da gelate tardive in quanto il metodo antibrina può non bastare a evitare del tutto i danni, in particolare se le temperature molto basse (al di sotto dei 5-6°C) calano rapidamente, durano a lungo e sono accompagnate a una bassa umidità, consente tuttavia di ridurre significativamente il danno mantenendo la coltura profittevole.

L’applicazione in Italia dei sistemi a microaspersione pulsati Netafim

Questi impianti di irrigazione in microaspersione sono attualmente installati in Italia da Nord a Sud, specialmente in Trentino-Alto Adige e in alcune zone dell’Emilia-Romagna e della Lombardia.

Grazie ai sistemi antibrina, nella sola Valtellina, sono state salvate 5.000 tonnellate di mele. In Emilia-Romagna almeno 200.000 ton di frutti estivi sono stati salvati dai sistemi antibrina e nel caso del Trentino, considerando un successo medio dell’80% nella mitigazione del danno da gelate, sono stati salvati almeno 800.000 ton di mele.

Nel Sud Italia, dalla Basilicata alla Sicilia, vengono impiegati soprattutto su agrumi e colture sub tropicali, ma anche albicocche e drupacee.

L’adozione dei sistemi pulsati a microaspersione sta crescendo sempre di più, specialmente nel settore della frutticoltura estensiva del Nord Italia e delle aree alpine, poiché i sistemi di mitigazione del danno da gelate tardive proposti da Netafim salvano la redditività delle aziende agricole che investono nei metodi di protezione attiva. Inoltre, il sistema assicurativo premia le aziende che investono in questa direzione con un ranking (graduatoria) migliore che permette di avere polizze assicurative adattate sulla riduzione della soglia di rischio.

Come prevenire le gelate tardive dei frutteti

Per proteggere il tuo raccolto dai cambiamenti climatici serve un approccio integrato 

La gestione delle pressioni derivanti da variabili climatiche estreme necessita di un approccio strutturale e collettivo che tuteli la coltivazione con metodi già noti (bollettini, reti meteo, soglie di intervento). L’uso di reti antigrandine/antipioggia ed altri sistemi di tutela e protezione, uniti al sistema pulsato antibrina, favoriscono il controllo di un maggior numero di variabili in campo che è il vero obiettivo dato che permette di “proteggere” attivamente la coltura mitigando il più possibile il danno mantenendo la redditività per l’azienda agricola.